Certo che non era necessario che arrivasse l’esito negativo sull’Indice di competitività regionale, ideato dalla commissione europea, per capire che in Sardegna i conti non tornano. Stavolta non sono i gufi a dire che siamo il fanalino di coda per infrastrutture, innovazione, istruzione e livello delle istituzioni, ma la stessa commissione con dati alla mano che potrebbero riportarci verso l’Obiettivo 1, solo per demerito. Dopo mesi di retorica sulla ripresina, le firme sui patti, una nutrita rassegna di annunci che riciclano sempre gli stessi fondi cambiandogli nome. I numeri dicono che qualcuno si deve assumere delle responsabilità.
Dalla cartina di tornasole della ICR risultiamo per competitività al 228esimo posto su 263 rispetto (nel 2013 eravamo al 222esimo posto) alle regioni europee e al 188esimo per PIL procapite. Questa radiografia lascia poco alla fuffologia politica della Giunta Pigliaru e a quella retorica politichese e accademica che non scampa all’osservazione della desertificazione della nostra economia. La crisi imperversa, la discesa dei consumi domina uno scenario desolante, come denunciano le categorie, e le vertenze agitano i tavoli romani senza esiti e senza un piano industriale che disegna la Sardegna che verrà. Aumenta l’inflazione, secondo i dati provvisori dell’Istat, ma non per effetto di un sano aumento della domanda, come si potrebbe pensare. Il governo di centro-sinistra e la giunta di centro-sinistra sono stati totalmente incapaci di agganciare il trend positivo che ha trainato l’Europa.
In questo scenario manca un paracadute sociale, fondamentale come il reddito di cittadinanza, e il REIS, promosso dalla Giunta Pigliaru, è un bicchiere d’acqua che vuole rimediare a una polmonite: totalmente inutile per dotazione e estensione. Le politiche nazionali e regionali in tema di occupazione si sono mostrate del tutto insufficienti, senza che nessuno abbia accennato a un mea culpa. Sarebbe il momento di voltare pagina. L’attività parlamentare è in uno stallo imperdonabile. Tutto ruota attorno alla battaglia per la segreteria e Gentiloni è una controfigura inutile persino a se stesso, perché incapace di dominare gli eventi. Pigliaru è alla prese con un rimpasto e annuncia i quattro nuovi assessori in una ricerca di equilibrio tra i partiti che è stato il centro e unico obiettivo della sua politica negli ultimi tre anni. Il Gentiloni nostrano, non ha più il sostegno nemmeno dei suoi, trascina questa esperienza politica inutile, mentre la Sardegna è una foresta pietrificata in cui nulla si muove, ma si può solo sprofondare.
0 commenti