«Un settore importante per l’agricoltura e l’ambiente, che oggi sta attraversando una fase di grave crisi a causa dei cambiamenti climatici, dell’uso di pesticidi e della crescente diffusione in Europa di prodotti adulterati e a basso costo che hanno sovvertito dinamiche di mercato e prezzi. Una situazione che è necessario contrastare con interventi incisivi per salvaguardare i nostri produttori professionisti e le nostre produzioni di qualità».
È quanto sostiene il deputato del Movimento 5 stelle, Andrea Vallascas, che ha presentato un’interpellanza al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali sul settore apistico e, in particolare, sugli orientamenti assunti negli ultimi anni da Commissione e Parlamento europeo in materia di tutela e valorizzazione del settore.
«Negli ultimi anni – spiega Vallascas – il settore apistico ha registrato una progressiva contrazione della produttività dovuta principalmente all’aumento della mortalità degli alveari a causa, non solo dei cambiamenti climatici, ma soprattutto dell’impiego di alcuni pesticidi in agricoltura che uccidono o indeboliscono le api, abbreviando la vita dell’insetto e comunque riducendone la produttività».
«Questa situazione – prosegue – è aggravata dalla crescente commercializzazione nei mercati europei di prodotti apistici provenienti prevalentemente dalla Cina, a basso costo perché non naturali ma realizzati artificialmente. Si tratta di miele raccolto non ancora maturo, e successivamente filtrato con resine, deumidificato, portato artificialmente a maturazione e addizionato con sciroppi di origine vegetale. Venduto all’estero e miscelato con piccole quantità di mieli locali, dà luogo a triangolazioni commerciali tra produttori di diversi paesi con il risultato che è sempre più difficile scoprire eventuali adulterazioni del prodotto o, quanto meno, la reale composizione».
«Questa situazione – prosegue – sta mettendo a repentaglio la sopravvivenza delle circa 15mila aziende apistiche italiane. Nel 2019, a fronte di una produzione interna più che dimezzata, il prezzo del miele locale, invece di crescere, è diminuito del 30%. E nonostante questo buona parte delle produzioni locali è rimasta invenduta a causa della presenza di prodotti stranieri a basso prezzo. Anche in Sardegna, che vanta una lunga tradizione di qualità, con 1.700 apicultori, 60mila alveari e una produzione annua di circa 15mila quintali, ha subito in questi anni una grave contrazione: vent’anni fa la produzione media di un alveare era di 75 kg, oggi di 25.
«Questa situazione – conclude Vallascas – rende necessaria una serie di interventi di salvaguardia e rilancio del settore che, lo ricordo, garantisce l’80% delle impollinazioni in agricoltura. È necessario intervenire nella lotta alla contraffazione, nella difesa del patrimonio apistico, nella tracciabilità del prodotto, nella valorizzazione delle produzioni locali e nella difesa dei produttori professionali»
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