Tra liste d’attesa infinite e molti servizi ancora bloccati, sembra che dopo il lockdown nulla sia stato fatto per preparare il sistema sanitario alla seconda ondata di contagi. Passato il periodo difficile della prima fase, tutto è rimasto identico a prima».
È quanto afferma il deputato del Movimento 5 stelle, Andrea Vallascas, in un’interrogazione al ministro della Salute in merito alla situazione insostenibile della sanità sarda.
«Sanità – spiega Vallascas – oggi totalmente concentrata nella gestione dell’emergenza pandemica, lasciando in secondo piano la questione irrisolta delle liste d’attesa nell’isola e dei molti servizi sanitari mai veramente riavviati dopo la sospensione della primavera scorsa».
«Il sospetto – prosegue – è che dopo la prima ondata dell’epidemia non sia stato fatto nulla per riorganizzare i servizi, per smaltire il pregresso e per preparare il sistema sanitario a questa seconda ondata di contagi. Ondata, tra l’altro, ampiamente prevista e annunciata. Nulla è stato fatto in termini strutturali e di potenziamento degli organici».
«Questa situazione – aggiunge – riguarda tutta la Sardegna e una molteplicità di servizi e prestazioni sanitarie: per un esame programmato (senza l’urgenza), il paziente sembra sia costretto ad attendere oltre un anno. Mentre per le visite oculistiche gli elenchi sono chiusi, di conseguenza è impossibile fissare un appuntamento nemmeno per il 2022. Stesso identico problema per una spirometria globale o una spirometria semplice e, ancora più grave, agende blindate per le visite pneumologiche».
«Ancora una volta, però – conclude Vallascas – emerge una sanità a due velocità, tra sanità privata e sanità pubblica, visto che l’accesso alle prestazioni mediche non comporta gli stessi ritardi se erogate a pagamento da strutture private. Al ministro chiediamo di verificare le modalità di spesa delle risorse messe a disposizione dal decreto “Rilancio” e se la regione Sardegna ha adottato idonee misure per fronteggiare la secondo ondata dei contagi, anche al fine di garantire, compatibilmente con l’emergenza, la continuità dell’erogazione delle prestazioni
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