«Troppi ritardi nell’assistenza domiciliare: i protocolli “Covid a casa” stentano a decollare in molte aree del Paese. Così risulta inefficace proprio il sistema che avrebbe dovuto garantire terapie tempestive a domicilio e alleggerire la pressione sugli ospedali».
È quanto afferma il deputato Andrea Vallascas (L’Alternativa c’è) in un’interrogazione al Ministro della salute sui ritardi nell’avvio su tutto il territorio nazionale del protocollo “Covid a casa” e sulla necessità di garantire la somministrazione a domicilio dei farmaci necessari, per intervenire tempestivamente, evitare che si sviluppino forme gravi della patologia, ridurre l’ospedalizzazione dei pazienti e alleggerire la pressione sulle terapie intensive.
«“Covid a casa” – spiega Vallascas – è stato sperimentato sin dal mese di marzo dello scorso anno, con esiti che per medici e ricercatori sono da considerare, in alcuni casi, ottimi. Purtroppo, però, non è stato applicato uniformemente su tutto il territorio nazionale».
«Ad esempio – aggiunge –, l’impiego tempestivo dei farmaci previsti dal protocollo in alcuni distretti sanitari, come quello di Acqui Terme – Ovada, in provincia di Alessandria, ha prodotto risultati positivi in pochi giorni nell’80 per cento dei pazienti. Per un restante 15 per cento, ha avuto effetti nel giro di una decina di giorni».
«Nell’arco di un anno – prosegue – ha consentito di ridurre del 30% le ospedalizzazioni. E, secondo gli ultimi dati del 9 marzo scorso, su 260 positivi, i ricoverati sono stati 20. A fronte delle stime dell’Oms, secondo le quali su 260 contagiati, ci sono in media 57 pazienti ospedalizzati. Anche il tasso di letalità del COVID, che in Italia è del 3,2%, nel distretto sanitario dell’Alessandrino la media è dello 0,8%».
«Di fronte ai dati allarmanti di ospedali e terapie intensive – conclude Vallascas – è necessario rafforzare su tutto il territorio nazionale le cure domiciliari, per somministrare tempestivamente a domicilio i farmaci necessari alle cure, ridurre l’ospedalizzazione dei pazienti e alleggerire la pressione, oggi eccessiva, sulle terapie intensive».
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