La Sardegna è una terra meravigliosa ed eccelle in tanti campi. Purtroppo per i Sardi molti di queste sono eccellenze negative.
Niente paura, direbbe l’ottimista. Un problema si può sempre trasformare in opportunità. Tra queste opportunità ci sarebbe anche la possibilità di puntare a un piano energetico regionale, incentrato sull’obiettivo di sostituire nel tempo le attuali metodologie produttive obsolete e inquinanti, con metodi innovativi derivanti da una seria ricerca su fonti rinnovabili e non impattanti sull’ambiente.
Queste opportunità si chiamerebbero dunque Fiume Santo e Portovesme, ma la Regione che fa? Nel frattempo discute con i cinesi per incrementarne la produzione (evidentemente i polmoni dei residenti non sono ancora abbastanza saturi di polveri sottili e zolfo), poi con grande disinvoltura si accorda con il governo nazionale per avviare un progetto che finanzierà una futura centrale a carbone che nelle intenzioni iniziali era addirittura da 650 Mw ed ora non si sa ancora bene che potenza raggiungerà!
Ovviamente per arrivare all’obiettivo, che prevede una tappa intermedia attraverso la costruzione di un impianto pilota da 50 Mw, si sono inventati di tutto e di più, mascherando l’operazione dietro il paravento dei fondi Ner 300 (strumento finanziario Ue e Bei per lo sviluppo delle rinnovabili) che verranno usati per promuovere progetti di ricerca che l’Enea e la Sotacarbo hanno già attuato e concluso da tempo con successo.
Il primo riguarda la produzione energetica da carbone attraverso il processo di ossicombustione per il quale l’Enea ha già dimostrato la necessità di costosissime quantità di ossigeno (e quindi lo scarso interesse economico). E il secondo riguarda lo stoccaggio della CO2 nel sottosuolo (inquinante) che oltre ad essere costosissimo pare non sia nemmeno fattibile a causa delle caratteristiche geologiche e della vena carbonifera che va da Funtanamare a Nuraxi Figus.
Nell’attesa che qualcuno ci smentisca (con dati alla mano), M5S si chiede se vengano usati i fondi Ner 300 per uno scopo che non attiene al protocollo del bando in questione. Se così fosse spetterà alla Corte di Giustizia Ue pronunciarsi. E ricordando i tristi precedenti legati alle procedure di infrazione riguardanti il carbone del Sulcis, possiamo tranquillamente affermare che il lupo perde il pelo ma non il vizio. Questi fondi sono destinati alla sperimentazione di stoccaggio della CO2 e, nel contempo, il bando proibisce che gli stessi vengano utilizzati per la ricerca sulla produzione energetica da fonti fossili.
Se la Sardegna fosse un’isola senza energia, queste scelte squisitamente politiche resterebbero una sciocchezza, ma un po’ più giustificabile. Però i dati ufficiali Terna ci dicono che la nostra isoletta produce tanta energia da essere costretta ad esportarla al di là del mare, tenendosi in casa tutto il conseguente inquinamento. Queste centrali, sempre in crisi, producono per giunta anche un consistente numero di cassintegrati ed ex occupati.
Nell’attesa di conoscere il piano industriale e il piano energetico che hanno condotto a tali scelte, M5S si chiede come mai si voglia continuare a appoggiare iniziative senza futuro, spendendo fiumi di soldi pubblici sottratti a progetti realmente produttivi per creare (se va bene) al massimo 60 posti di lavoro e fregandosene altamente della sostenibilità ambientale.
Noi sappiamo che esistono altre strade che passano attraverso una seria programmazione economica ed energetica che si chiamano bonifiche ambientali, ricerca tecnologica finalizzata alla produzione manifatturiera, produzione energetica da rinnovabili non impattatanti e turismo ambientale (il nostro vero asso nella manica).
E i soldi? Quando si vuole, i soldi ci sono anche per sciocchezze come le centrali a carbone. Sorge il dubbio che per le cose serie e utili, invece, non si vogliano proprio trovare. E quindi che qualcuno tragga ottimi profitti da questo stato di cose.
Il M5S vuole vederci chiaro su questa ennesima beffa a danno dei sardi. Anche perché a pagarne le conseguenze non sono solo loro, ma tutti i cittadini italiani. E dunque il MoVimento ha chiesto conto al governo attraverso un’interrogazione parlamentare.
Andrea Vallascas, portavoce M5S Camera
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