Per raccontarvi questa storia comincerei da un fatto. Del resto sono i fatti che legati uno all’altro creano la storia. Nel 1976 in Italia succede una cosa interessante. La quota salari del paese raggiunge il suo punto di massima toccando il 51% (Fig. 1). Da lì in poi scenderà fino all’attuale 42%. L’Italia macina record su record, il tasso di disoccupazione quell’anno fu appena del 5,5% (Fig. 2) tra i più bassi registrati nella storia del paese contro l’attuale 14%.
Fig. 1 fig. 2 [cliccare sopra le immagini per ingrandirle]
Come si può notare il livello dell’inflazione nel 1976 era intorno al 18% e l’Italia macinava record su record stringendo nella morsa della sua competitività tutte le economie europee che malgrado i loro sforzi non riuscivano a stare dietro a una crescita manifatturiera di notevoli proporzioni.
Un mondo diverso direte voi. Certo ma non per quello che state pensando. Nel 1976 l’Italia era un paese che usciva da un periodo di forti correnti migratorie interne, scarsamente infrastrutturato, con un tasso di sindacalizzazione conflittuale molto elevato e con un mercato del lavoro caratterizzato da elevata rigidità e scarsa professionalizzazione. Nell’evoluzione negativa dell’economia del paese dunque, queste componenti, tutte afferenti alla competitività di qualunque sistema economico, non hanno impedito allora un poderoso sviluppo esattamente come oggi, la desindacalizzazione e deregolamentazione del mercato del lavoro, la più elevata infrastrutturazione, la maggiore scolarizzazione e professionalizzazione della forza lavoro non hanno impedito la caduta verticale dell’economia nazionale e della presenza della manifattura Italiana sui mercati internazionali. Non siamo competitivi perché “CELACINA” ? No. Per avvicinarsi alla qualità e preferibilità dei prodotti Italiani la Cina ha ancora molta strada da fare e semmai i prodotti Italiani hanno difficoltà sui mercati perché molti non se li possono proprio permettere essendo spesso rivolti alla clientela del lusso. Siamo fuori dalle produzioni di molti settori merceologici ? No. La manifattura Italiana vanta nel mondo ancora uno dei più alti tassi di diversificazione produttiva. C’è la crisi ? No. La crisi nel mondo è rimasta solo in Italia e nei paesi del sud Europa. (Fig. 3)
Fig. 3 [cliccare sopra le immagini per ingrandirle]
Ma allora cosa è accaduto negli ultimi trent’anni di così devastante da provocare la perdita del 30% della capacità produttiva del paese e di circa 2 milioni di posti di lavoro ? Per ora osservate questo grafico (Fig, 4)
Fig. 4 [cliccare sopra le immagini per ingrandirle]
Questa, chiamata curva di Phillips è stata costruita empiricamente (da un economista di nome Phillips) e rappresenta l’andamento della disoccupazione in funzione del tasso di inflazione. [segue 2]
di Nicola Di Cesare
fonte : www.andreavallascas.it
Immagine di copertina http://i2.wp.com/www.mondoallarovescia.com/wp-content/uploads/2014/01/Euro-Europa-inflazione-deflazione.jpg
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