L’Italia senza paracadute

da | 7/06/2013 | Senza categoria | 0 commenti

Il Summit Europeo del 27/28 giugno a Bruxelles è vitale per l’Italia. I limitati spazi di manovra fiscale, dovuti al “Fiscal Compact“, non consentono il rilancio dell’economia. Sarebbe già un successo se l’Italia ritardasse i tempi di rientro sotto il 3% del deficit, come concesso a Francia e Spagna. Invece si tratterà di palliativi sulla lotta alla disoccupazione limitati all’effetto annuncio per prendere tempo fino alle elezioni tedesche di settembre. È su altri punti dell’agenda europea che si deciderà il nostro destino.
Slovenia. II prossimo Paese a chiedere aiuto all’Europa dopo Cipro sarà la Slovenia perché le sue banche hanno sofferenze bancarie del 18% del PIL. Quanto valgono le sofferenze bancarie Italiane? Il 12% del PIL. Un alito di vento e qualche punto in più e ci troveremo col cappello in mano al cospetto dell’Europa. Il piano di privatizzazioni, austerità e nazionalizzazione delle banche con cui il premier sloveno Alenka Bratušek proverà a convincere Bruxelles sulla capacità della Slovenia di farcela da sola difficilmente andrà a buon fine, aprendo le porte ad una richiesta di sostegno europeo. È interesse dell’Italia che le decisioni sulla Slovenia non creino un altro precedente sulle politiche di salvataggio, come nel caso di Cipro. Più l’Italia concederà ingerenze nella gestione dei sostegni agli altri Paesi (vedi tassa sui depositi bancari sopra 100.000 euro a Cipro), più creerà precedenti pericolosi per quando dovrà chiedere aiuto. Chi del governo italiano sta seguendo il dossier Slovenia?
OMT. (Outright Monetary Transaction). La Corte Costituzionale tedesca deciderà il 12 giugno sulla costituzionalità del programma OMT di Draghi che consente alla BCE di acquistare debito pubblico periferico con scadenza entro tre anni sul mercato secondario. Ogni decisione europea che riguardi il bilancio federale tedesco pone in Germania un problema di costituzionalità. Dati i pareri contrastanti tra i giudici tedeschi, è probabile che la Corte si rivolga alla Corte di Giustizia Europea. Chi decide come saranno gli Stati Uniti d’Europa di domani? Perché non un referendum? È più giusto che sia la Costituzione tedesca a dettare i passi giusti e quelli sbagliati verso la convergenza europea? La Costituzione italiana o quella portoghese non contano nulla? Considerando che solo grazie all’annuncio OMT di agosto 2012 (e alla liquidità che il Giappone ha garantito col suo annuncio di stampare Yen ad aprile 2013) che gli spread restano bassi, un parere contrario sulla costituzionalità del programma OMT farebbe schizzare lo spread verso l’alto. L’approccio di Monti finalizzato a non chiedere aiuto all’Europa ha fatto l’interesse della Germania, non certo dell’Italia. Cosa aspetta il governo italiano a richiedere il sostegno europeo prima che sia troppo tardi? È fuor di dubbio che sia interesse dell’Italia, se deve rimanere nell’Euro, riprendersi sotto forma di aiuti europei parte dei 125 miliardi di euro di impegni presi con l’Europa all’interno del fondo salva stati (MES) come sta facendo la Spagna.
PMI. Ci sono 650 miliardi di euro di prestiti bancari dati alle PMI in Italia, il 20% con un alto rating e ottimo merito di credito. Da mesi Draghi prova a convincere la Germania di consentire alla BCE di comprare i prestiti delle PMI (buoni e meno buoni) liberando i bilanci delle banche e consentendo loro di sostenere le PMI con nuovi crediti. Una manna per la nostra economia. Troppo bello per essere vero, ed infatti è notizia di ieri che la BCE stia facendo marcia indietro su questo fronte per le ostilità della Germania. Bruxelles non aiuterà le PMI. Una notizia pessima per il nostro Paese che non è stata ripresa dalla stampa italiana.
Unione Bancaria: Bruxelles deve decidere sul meccanismo di liquidazione delle banche europee in caso di fallimento per prevenire il circolo vizioso debito pubblico – banche. Vigilanza e regolamentazione unica europea sono obiettivi che trovano il forte ostacolo delle lobby bancarie franco tedesche, le stesse che hanno peggiorato la crisi rinviando la gestione del problema Grecia per avere il tempo di scaricare parte delle loro esposizioni. Lo stesso Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha ammesso recentemente che il ritardo dell’intervento in Grecia è stato il principale errore nella gestione della crisi, con il conseguente contagio della periferia d’Europa. Sono le stesse lobby che hanno annacquato i requisiti di Basilea e di ritardato la ripresa provocando il “credit crunch“, la stretta del credito, pur dl non ricapitalizzarsi. Senza l’ancora di salvataggio dell’Unione Bancaria, l’Italia non sarà mai in grado di gestire il peggioramento della crisi restando nell’Euro. Che tempi ci sono? L’Unione Bancaria doveva essere operativa quest’anno. È stata rinviata all’anno prossimo su richiesta della Germania, ma ora Schäuble, ministro delle Finanze tedesco, sostiene che vanno riscritti i trattati europei per condividere il rischio bancario a livello europeo. Parliamo di anni. Se così fosse noi siamo finiti perché nessuno potrà salvare le nostre banche quando il peggio arriverà a breve.
Bad bank. La Spagna lo scorso anno si è assicurata il sostegno dell’Europa con 100 miliardi di euro (di cui 40 già utilizzati) per ricapitalizzare le sue banche sommerse da mutui immobiliari inesigibili. Cosa aspetta l’Italia a fare una simile richiesta all’Europa visto che contribuisce al fondo salva stati a cui la stessa Spagna attinge? Un’ulteriore svalutazione dei prezzi delle case del 10% in Italia farebbe evaporare un terzo del capitale delle banche italiane, a parità di coperture, lasciandoci in mutande. Non è impossibile, considerato che i prezzi delle case sono scesi in Italia del 10% dal 2008 a contro il 35% in Spagna. La correzione in arrivo sul mercato immobiliare italiano avrà effetti pesantissimi sui bilanci delle nostre banche piene di garanzie immobiliari iscritte in bilancio a valori surreali.
Nel suo tour europeo Letta ha incontrato la Merkel e Hollande dimenticando una visita all’unica istituzione che può salvaguardare il futuro dell’Italia: la BCE di Mario Draghi. È Draghi che tiene insieme la credibilità dell’Europa fornendo la maschera di ossigeno all’Italia che ha per il momento placato i mercati. Per quanto ancora? Siamo sicuri che la Merkel sposerà la causa dell’Europa periferica dopo le elezioni? E se un successo di Alternative for Deutschland non permettesse un governo pro Euro? L’ItaIia deve avere il coraggio di negoziare un sostegno europeo senza illudere i cittadini che la crescita risolva i problemi. Se l’Europa dirà di no o porrà condizioni inaccettabili per via del nostro debito pubblico andrà comunque bene perché la Germania rivelerà il suo bluff ai mercati.
L’Europa, e con lei l’Italia, hanno rinviato troppe decisioni cruciali in nome della crescita, e se non dovesse arrivare, come accade da 10 anni in Italia? È col pretesto della crescita che le banche europee hanno rinviato un’operazione di pulizia dei bilanci, ciò che invece hanno fatto gli USA con la TARP nel 2009 con $700 mld di sostegni con cui le banche hanno pulito i bilanci per restituirli al Tesoro in 18 mesi. Senza sistemare le banche, anche a costo di nazionalizzarle, non ci sarà sostegno all’economia e crescita.
Letta sta beneficiando di una finestra temporale molto favorevole sul fronte spread. È il risultato della politica di annunci di Draghi e della liquidità abbondante in giro per il mondo grazie alle banche centrali impegnate a stampare moneta (BoJ, FED, BoE). Ma la luna di miele non è eterna. Il giorno, non molto lontano, in cui i mercati torneranno a guardare all’Italia con preoccupazione dovremo spiegargli che in Italia invece che di emergenza economica si discetta di riforme costituzionali affidate ad una classe politica delegittimata e incapace di affrontare tale problema negli ultimi 20 anni, ma che grazie alle riforme costituzionali spera di tenere questo governo in vita il più a lungo possibile.
L’attuale finestra benevola dei mercati è ingannevole. I mercati e l’Europa ci stanno concedendo qualche mese di tempo per accelerare la cosiddetta “domestificazione” del nostro debito pubblico. A fine 2012 circa il 35% del nostro debito pubblico era in mano estera. L’anno prossimo quel numero sarà sceso ulteriormente al 10% – 15% e quasi tutto il debito sarà tornato in Italia, come succede in Giappone e come sta succedendo i Spagna, dove sono già scesi dal 45% di debito in mano estera nel 2011, al 29% nel 2012. La Germania ha un trend opposto, con il debito in mano estera aumentato dal 50% nel 2011 al 62% nel 2012. Le banche e le famiglie italiane stanno comprando BOT e BTP illusi dalla trappola della liquidità delle banche centrali. Con il debito in mano nostra sarà indolore per la Germania affrontare il tema della “ristrutturazione del nostro debito” nella speranza che il problema resti circoscritto ai nostri confini. Con le banche sommerse di debito pubblico a rischio di ristrutturazione è fondamentale per l’Italia avere un accordo sul paracadute europeo per attutire l’impatto drammatico che ne deriverà sulla nostra economia e sul futuro dei nostri figli.

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