Cagliari, 13 febbraio 2016 – «Maggiore equità nei metodi di ripartizione dei finanziamenti alle Università per scongiurare il declino degli atenei della Sardegna e del Sud d’Italia».
È quanto chiede il deputato del Movimento 5 Stelle, Andrea Vallascas, in un’interrogazione al ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, in merito al metodo seguito per la ripartizione del Fondo di Finanziamento Ordinario che rappresenta la principale fonte di finanziamento delle università italiane.
«Il metodo di ripartizione del Fondo – spiega Vallascas –, che è stato profondamente modificato nel corso degli anni, non è pienamenterispondete a valutazioni su fattori direttamente riconducibili alle performance o al merito dei singoli Atenei. Soprattutto non terrebbero conto delle condizioni esterne, come la situazione socio-economica e le caratteristiche dei territori e delle regioni in cui operano gli istituti universitari, tutti aspetti che si ripercuotono anche pesantemente sulla gestione degli Atenei».
«In particolare – aggiunge – andrebbe rivisto il metodo di calcolo del Costo Standard per studente in corso, previsto dalla riforma “Gelmini” e adottato per la prima volta nel 2014 per la ripartizione del 20 per cento della quota base del Fondo. Un metodo che risulta fortemente penalizzante per le Università delle Regioni del Sud o insulari o scarsamente popolate e che ha determinato una situazione finanziaria insostenibile a fronte della necessità di garantire adeguati servizi e standard di qualità».
«Per l’università di Cagliari – prosegue Vallascas – i tagli sono stati consistenti. I vertici dell’Ateneo lamentano un crollo dei trasferimenti statali di circa il 28 per cento dal 2008, mentre negli ultimi sei mesi, dopo la pubblicazione del Decreto Ministeriale 8 giugno 2015 n. 335, sulla ripartizione del Fondo di Finanziamento Ordinario per il 2015, si sarebbero persi circa 7 milioni di euro».
«Una situazione – conclude – che va a tutti i costi corretta prima che il metodo del costo standard per studente in corso entri a regime nel 2018/2020. L’obiettivo è fare sì che il Ministero metta in pratica il principio ha sempre affermato e mai attuato, secondo il quale la metodologia di calcolo dovrebbe consentire di passare da una distribuzione dei finanziamenti basata sul criterio della spesa storica ad una ripartizione che tiene conto delle differenze fra atenei in termini di offerta formativa, numero di studenti in corso, costo medio dei professori e dei diversi contesti infrastrutturali e territoriali in cui operano le università, compresa la diversa capacità di reddito delle famiglie».
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