Buona scuola? Di buono non c’è proprio nulla tranne il nome. Cosa renderà la scuola post-Ddl “buona”? Una stabilizzazione che riduce parzialmente senza sanarlo, il dramma del precariato, lasciando fuori dalla porta centinaia di docenti qualificati, con altissime professionalità? Un super dirigente-padrone, a cui i nostri docenti ossequiosi dovranno genuflettersi per avere l’obolo-premio a fine mese, per essere scelti o per essere assunti?
Dopo gli annunci in pompa magna a cui oltre un anno di Governo Renzi ci ha abituato, questo DdL si mostra in tutta la sua pericolosità e incapacità di mettere mano alla scuola italiana e al suo metodo di reclutamento. Intanto parliamo dei tempi, dopo il “grande sogno” (Renzi in questo è un maestro) si torna sul pianeta terra.
Anche se si partisse subito, forse persino lunedì 30, con le audizioni dei diversi sindacati e associazioni, arrivare con il grosso delle assunzioni a Settembre è molto improbabile. E vai di slittamento, nei giorni 8, 9 e 10 aprile ci sarà la discussione generale in Commissione, lì inizieremo a dare battaglia.
Numerose le storture di questo DDL, le più macroscopiche: punto fondamentale, il numero delle assunzioni. Come si possono escludere dalla stabilizzazione i 33.000 abilitati TFA? I 69.000 PAS? I 6.000 idonei del concorso pubblico del 2012?. Chi avrà il coraggio di escludere i 9.000 laureati in Scienze della formazione primaria che dal 2010/2011 non possono più essere inseriti nelle GAE? Che fine faranno i docenti che hanno superato i 36 mesi di servizio e sono inseriti nelle graduatorie di istituto e non nelle GAE?.. Dove è la soluzione a queste vite, a queste speranze? A questa generazione di eccellenze che ha speso vita, danaro, tempo per la scuola italiana?
Altro nodo l’articolo 7, darà facoltà al dirigente scolastico di proporre “gli incarichi di docenza per la copertura dei posti assegnati all’istituzione scolastica cui è preposto sulla base del Piano triennale di cui all’articolo 2, ai docenti iscritti negli albi territoriali di cui al comma 4, nonché al personale docente di ruolo già in servizio presso altra istituzione scolastica”. Dunque ai dirigenti scolastici si darà la possibilità di attribuire i ruoli ai docenti individuando “incarichi di durata triennale. Qualora il disegno di legge, approvato dal CdM , passasse così come concepito, per 200mila docenti si aprirebbe, un cupo scenario, trasformati in gitani della cultura, dovranno essere pronti a fare fagotto e spostarsi da una sede di servizio all’altra sulla base delle esigenze territoriali. Qualcuno dimentica che qui si parla di persone, di vite, di famiglie e non di numeri?
Cosa dire di questa “follia” della chiamata diretta? Noi siamo convinti che il meccanismo delle graduatorie sia l’unico a garantire l’imparzialità.
Il dirigente diventa, invece grazie a Renzi, Dominus assoluto, con un evidente rischio dell’affermarsi di pratiche clientelari. Un uomo al comando, un modello che a Renzi piace tanto, via alla spintarella in perfetto stile italico, via ai favoritismi ai soliti amici e figli degli amici, non nuovi al “sistema” Italia.
Per quanto riguarda noi del M5S, faremo quanto è nelle nostre possibilità per limitare i danni di questo DDL, iniziando la battaglia in Commissione e proseguendola alla Camera e al Senato. Non bastano una manciata di assunzioni a farci ingoiare il rospo delle esclusioni, a fare passare l’idea di una scuola gerarchizzata, anti-democratica, che più che aprire le prospettive meritocratiche, lascia all’arbitrio del singolo il futuro del corpo docente.
Non investire nella scuola, nel cuore stesso di questo istituto che è rappresentato dal corpo docente, è un grave e imperdonabile reato verso le future generazioni. Vogliamo una scuola che sia veramente una buona scuola non solo a parole.
fonte: www.andreavallascas.it
0 commenti