«Impianti GNL per uso industriale ancora equiparati ai distributori di carburante per quanto riguarda le norme antincendio. La conseguenza è che le misure di sicurezza, non solo sono inappropriate rispetto all’uso e al comportamento del gas, ma comportano anche un considerevole rincaro dei costi di realizzazione di questi impianti. È urgente mettere ordine nella materia individuando, eventualmente, una convergenza con quanto si fa in Europa».
È quanto afferma Andrea Vallascas, capogruppo M5s in commissione Attività produttive della Camera dei Deputati, che in un’interrogazione chiede al ministro dell’Interno di accelerare l’adozione di un decreto che emani la regola tecnica per la predisposizione delle misure antincendio per gli impianti di GNL (Gas naturale liquefatto) per usi diversi dall’autotrazione.
«È una questione – spiega Vallascas – che riguarda in particolare modo i siti produttivi dislocati in aree del Paese non servite dalla rete di distribuzione del gas. In questo caso, è possibile realizzare impianti di stoccaggio e rigassificazione di GNL, i cosiddetti impianti “satellite” che vengono riforniti attraverso autocisterne. Si tratta di un’opportunità interessante per abbattere i costi e favorire la transizione energetica».
«A tutt’oggi, però – aggiunge – non è stato ancora emanato un decreto ministeriale sui criteri da adottare per le misure di prevenzione incendi. Per questo tipo di impianti si fa riferimento alle norme sulle stazioni di rifornimento di gas naturale compresso (GNC) per autotrazione».
«Questo fa sì – prosegue – che le prescrizioni richieste siano inutilmente sovradimensionate, viste le differenti condizioni in cui si trovano ad operare questi impianti rispetto alle stazioni di servizio che devono tenere conto, ad esempio, di un’attività rivolta al pubblico, con l’afflusso di automobilisti e con la previsione di una gestione automatica degli impianti in regime di self-service)».
«Il risultato – conclude Vallascas – è un aggravio esorbitante dei costi, che in alcuni casi richiede il raddoppio di risorse da impiegare, e tutto per un ritardo nell’emanazione di un documento già pronto dal 2015, ma che attende il decreto attuativo».
0 commenti