Le promesse dei politici in campagna elettorale hanno lo stesso valore delle promesse degli ubriachi in pieno eccitamento alcolico. Quando il vento referendario smetterà di soffiare, allora si solleverà il velo sulla vacuità di metodi propagandistici che hanno fatto la storia, quella brutta, dell’Italia repubblicana. Sarà il timore che nell’Isola, come in parte del Sud, il No al referendum sull’obrobrio costituzionale targato Boschi-Renzi-Verdini prevalga, ma la passerella sarda non cessa di essere animata da volti ministeriali renzianissimi, che scoprono una sensibilità improvvisa per la nostra Isola e le sue disgrazie.
In principio fu il Patto per la Sardegna, che conquistò la facile “conquista” Pigliaru, poi fu la volta del Patto per Cagliari e subito Zedda si fece precursore del NI, che significa Sì. Poi ancora la Signora Serracchiani, vice-presidente del PD. Poi Del Rio che ci assicura 400 milioni di fondi per il sistema ferroviario (tanti erano già stanziati). E ancora Maria Elena Boschi arriva a sostenere che con questa riforma (non è ancora chiaro se avremo nell’immediato senatori sardi) la specialità è salva.
Saremo salvi come i risparmiatori di Banca Etruria? Come se non bastasse arriva Franceschini e a La Maddalena firma il Patto per le Isole minori, adesso scoprono che esistono anche loro. Siamo in attesa di Calenda, sul suo tavolo le vertenze sarde sono decine, qui in gita per rassicurare sulla soluzione del caso Alcoa. Si consuma dunque un dramma antico, il tentativo di recuperare consenso dietro la promessa, il tentativo di comprare il Sì regalando speranza. Adesso ognuno faccia memoria, sulle promesse del leader dell’annuncite cronica e sappiate che i discepoli non smentiscono mai il maestro.
fonte : www.andreavallascas.it
articolo pubblicato su Cagliaripad, all’interno della rubrica CagliariPed – Parlamento e dintorni, il giorno 02 dicembre 2016
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