Il Senato della Repubblica conta 315 Senatori e 5 senatori a vita. La maggioranza semplice si ottiene con 161 voti. Renzi viene sistemato sullo scranno di Palazzo Chigi con 169 voti. Il Ministero della salute dovrà distribuire massicce dosi di vaccini antinfluenzali per scongiurare possibili defezioni. Basterebbe un’epidemia di raffreddore per mandare gambe all’aria tutto il Governo sognante dell’uomo delle banche. Con un discorso totalmente slegato dalla realtà, il nuovo ” Berluschino ” ha disegnato la road map per far (a suo dire) uscire l’Italia dal pantano della recessione-disoccupazione senza fare minimamente cenno alle cause che l’hanno generata. Vediamola punto per punto.
- Semplificazione – Disboscare e semplificare la Jungla di regole e leggi che incatena il paese. Ci hanno provato in tanti e l’unica conclusione è stata che ci vorrebbe un parlamento che lavorasse alacremente per 20 anni solo per realizzare parzialmente il riordino. In pochi mesi la vedo difficile. In ogni caso non ha saputo dire come tecnicamente intenderebbe realizzare il sogno n°1.
- Riforma Senato – Matteo Renzi chiede il superamento dell’attuale conformazione del Senato, mantenendo fermi il no al voto di fiducia e il no al voto di bilancio e la possibilità di svolgere la funzione senatoriale non come incarico figlio di un’elezione diretta e con un’indennità ma, come nel modello tedesco, attraverso l’assunzione di responsabilità dai territori. Altra ricetta trita e ritrita che necessita di una riforma costituzionale attuabile solo in tempi lunghi e maggioranze bulgare, soprattutto al senato dove di fatto è inesistente.
- Titolo V – Superare il Titolo V della Costituzione è l’altra priorità per Renzi che vuole rivedere le competenze esclusive dello Stato e delle Regioni e introdurre la possibilità per le Regioni di legiferare in ogni materia che non sia specificamente assegnata, ma contemporaneamente di introdurre una clausola di intervento della legge statale anche in materie che siano esclusivamente assegnate alla competenza regionale quando questo sia richiesto da esigenze di unità economica e giuridica dell’ordinamento. Stesso problema del punto precedente con l’aggravante che propone una pezza peggiore del buco e che a mio avviso aggraverebbe notevolmente la situazione.
- Legge elettorale – Occorre cambiare le regole del gioco. Matteo Renzi rimette in cima alle priorità la legge elettorale. E per averne una che consenta il ballottaggio questa deve essere, spiega, impostata sulla presenza di una sola Camera. Una riforma subordinata ancora una volta alla modifica dell’architettura costituzionale, peraltro formulata in modo generico e confuso.
- Province – Viene individuato nel disegno di legge Delrio il veicolo con cui si possono superare le province e impedire che il 25 maggio si voti per poi ragionare nella discussione sul Titolo V su cosa esse debbano diventare. Qui si passa dal generico al nebuloso. Le province non si eliminano ma si fanno diventare un’altra cosa ma non si sa cosa. Più vago della forma forma dell’acqua. Un piano per la cancellazione delle province è stato presentato dal M5S poche settimane fa ed è stato bocciato dallo stesso PD.
- Scuola –
Altra priorità del Paese per la quale occorre coinvolgere dal basso in ogni processo di riforma gli operatori della scuola. Bisogna poi sbloccare gli investimenti nell’edilizia scolastica fermati da un Patto di stabilità interno che il Governo, almeno su questa parte, intende cambiare subito. Gli interventi pensati sono dell’ordine di qualche miliardo di euro. Pensare di riformare la scuola partendo dall’edilizia scolastica è sbalorditivo. Un piano di edilizia scolastica lo abbiamo presentato come emendamento al decreto del fare eanche questo è stato bocciato dallo stesso PD poche settimane fa.
- Lavoro – Con dati non da crisi ma da “tracollo”, entro il mese di marzo il Governo intende partire con la discussione parlamentare del cosiddetto Piano per il lavoro, che, modificando uno strumento universale a sostegno di chi perde il posto di lavoro, interverrà attraverso nuove regole normative. Strabiliante. Che esiste ancora qualcuno che pensa che il lavoro si crea per via legislativa è come assistere ancora alla vendita delle indulgenze. Il paese non ha bisogno di un velleitario piano del lavoro ma di un piano di riforma macrosistemica della struttura produttiva del paese da inserirsi in un rinnovato contesto di accordi internazionali europei sotto il profilo commerciale e valutario.
- Debiti P.A. – Subito lo sblocco totale dei debiti della pubblica amministrazione attraverso un diverso utilizzo della Cassa depositi e prestiti. Se il modello proposto fosse quello della KfW Tedesca il progetto sarebbe stoppato dalla UE in quanto consentirebbe di realizzare come in Germania la possibilità di riacquisto dei titoli di stato invenduti sottraendoli al computo del deficit corrente. Se si intende indebitare la CdP solo per pagare i debiti delle PPAA tanto vale allora studiare un sistema di CFC (certificati di credito Fiscale) tali da postdatare a tempi migliori il debito e renderli liquidi attraverso la libera circolazione monetaria interna, il tutto senza scassare i conti della CdP. Per la maggioranza tutto questo è fantascienza?
- Accesso al credito – qui il Governo pensa a un’immediata creazione (e successivo sostegno) di fondi di garanzia, anche attraverso un rinnovato utilizzo della Cassa depositi e prestiti, per risolvere la questione delle piccole e medie imprese che non riescono ad accedere al credito. Stupefacente. Ancora girano intorno al problema delle garanzie reali come gli asini alla mola. Non sanno che le banche i soldi non li prestano perché A) non li hanno perché i prestiti interbancari sono ridotti a zero. B) Se li hanno li usano per fare investimenti speculativi che rendono il doppio. C) Devono sottostare al regole severissime sui livelli di patrimonializzazione imposti dall’EBA.
- Cuneo fiscale –
Altro punto che sarà affrontato nelle prossime settimane – è una riduzione a doppia cifra del cuneo fiscale, attraverso misure serie e irreversibili, legate alla revisione della spesa, che porterà nel corso dei primi mesi del primo semestre del 2014 a vedere dei risultati concreti. Peccato che non si possa parlare allegramente di riduzione del cuneo fiscale senza sapere dove si andranno a prendere i soldi. Non tanto perché non ci sia la volontà ma perché quella dell’IRPEF, essendo la posta fiscale più sostanziosa (150 miliardi), per spostarla su altre forme di tassazione sarebbe necessario che tali forme ne consentissero il recupero ma ciò è impossibile. Infatti dall’IVA ( i famosi consumi) si prendono già 100 miliardi e non si riesce a recuperarne altrettanti di evasione mentre dalle attività finanziarie al momento lo stato ricava circa 10 miliardi che anche se raddoppiati non risolverebbero il problema. In ogni caso spostando massicciamente la tassazione verso i consumi, non solo si realizza un’operazione incostituzionale a causa della forte regressività del gettito ma se ne contrae l’entità complessiva ingigantendone la tendenza all’evasione. A Firenze direbbero “Grullo”. Un recupero di 10 miliardi per il cuneo fiscale rappresenterebbe solo un aggiustamento frazionario del GAP sul CLUP Tra Italia e Germania.
- Riforma della Pubblica amministrazione – Il processo di riforma della pubblica amministrazione sarà presentato prima delle elezioni e lascia presagire una rivoluzione anche tra i dirigenti. Mai più Governi che passano e dirigenti che restano. Con in più responsabilità erariali, penali e civili oltre a quelle da mancato raggiungimento degli obiettivi. L’Italia ha un apparato pubblico meno consistente di quello Francese e nessuno in Francia si sognerebbe mai di ridurlo. Il motivo è che in Francia i pubblici dipendenti sono distribuiti secondo le esigenze lavorative. Efficientare l’uso delle risorse umane del pubblico impiego porterebbe a indubbi vantaggi in termini di CLUP complessivo Italiano. Per fare questo non è necessario minacciare sfracelli ma mettere le persone giuste al posto giusto e non mettere ad ogni governo persone sempre diverse ma sbagliate nei posti sbagliati perché nominate dalla politica. Fisco – Attraverso l’utilizzo della delega fiscale che il Parlamento rivoluzionare il rapporto con i cittadini. Anche mandando ai pensionati direttamente a casa la dichiarazione dei redditi precompilata. Se questa è la proposta migliore che hanno per riformare il fisco devo affrettarmi a cercare di nuovo il certificato elettorale…
- Giustizia – Da giugno sarà all’attenzione del Parlamento un pacchetto organico di revisione della giustizia: da quella amministrativa a quella civile (con drastica riduzione dei tempi dei processi). Stesso discorso vale anche per la giustizia penale che arriva troppo tardi. Lobby degli avvocati parlamentari permettendo.
- Ius Soli – Identità e integrazione. Sono le parole d’ordine che vogliono permettere agli immigrati di acquisire la cittadinanza dopo un ciclo scolastico o alla nascita e su cui Renzi promette uno sforzo di sintesi. Vogliamo operare affinché gli immigrati siano accolti (a richiesta) e integrati nel paese o vogliamo continuare fare selezioni naturali ex post con campi di concentramento, campi di pomodori, e colonizzazioni forzate delle periferie delle città Italiane; Sono gli immigrati a doversi integrare in Italia o gli Italiani a doversi integrare nelle comunità straniere ? Lo IUS SOLI per chi è nato sul suolo Italiano e ci ha vissuto fino alla maggiore età si può anche discutere ma solo se si risolvono i problemi suddetti. Cultura – Deve aprirsi avere il coraggio di aprirsi agli investimenti privati. La gestione può e deve aprirsi ai privati ma la proprietà e la disponibilità in qualunque momento dei beni culturali non può essere ceduta ad alcun titolo.
- Ambiente – Nulla. La domanda sorge spontanea: Il nulla sarà meglio di niente ? Allora rimandiamo l’ometto delle banche ai testi del programma M5S sull’economia ecosostenibile. Si faccia una cultura perché tanto le centrali tanto anelate da qualche ministro non s’hanno da fare e l’acqua resterà pubblica.
- Privatizzazioni –
Con la scusa della diminuzione del debito Renzi vuole dismettere il patrimonio pubblico che è ancora nelle mani dello Stato. Guarda caso è rimasto solo ciò che è profittevole. Chi sarebbe in grado di anche solo di pensare di vendere beni che realizzano utili per miliardi ogni anno per ripianare lo zerovirgola del debito pubblico una tantum. No sarà per caso un gentile regalo ai banchieri?
- Europa ed Euro – Sottovuoto spinto. Definire un buco nero il programma Renziano su cosa fare con l’Europa è un atto infinito di generosità. Ben sapendo che i veri mali per l’economia del paese vengono tutti da lì (o quasi) il Renzie si è ben guardato dal citarne perfino il nome. Non mi dilungo e mi limiterò a citare qualche spunto già messo in evidenza da qualche premio nobel. L’Euro è stato costruito per realizzare poche cose ma precise: La distruzione dei trattati preesistenti che prevedevano (e prevedono tutt’ora) la convergenza delle economie europee a tutela dei diritti dei cittadini e dell’occupazione; l’egemonia mercantile tedesca a danno del tessuto industriale dei paesi periferici e la loro contestuale meridionalizzazione. Tutti i massimi luminari di economia monetaria e internazionale hanno sempre saputo queste tristi verità, figlie della più tragica delle evidenze. L’Eurozona per sua natura non può sopportare una valuta comune in quanto NON ha le caratteristiche di un’area valutaria ottimale. Gli squilibri determinati nelle economie periferiche sono unicamente da attribuirsi all’agressività mercantile della Germania che ha attuato politiche di deflazione salariale tali da spiazzare tutte le produzioni industriali continentali. Venendo meno al patto di leale collaborazione in seno all’UE e dunque ai trattati comunitari, la Germania ha di fatto distrutto la stessa Unione usando come scudo la moneta unica e la sua rigidità, impedendo che gli squilibri da essa determinati, a causa dell’impossibilità per le singole aree di pervenire ad aggiustamenti attraverso lo strumento della svalutazione, potessero essere ripianati ( come in ogni area valutaria ottimale – Vedi dollaro USA ) da una opportuna redistribuzione delle risorse attraverso la leva fiscale aprendo la BCE alla semplice operatività di mercato aperto per il finanziamento diretto dei bilanci sovrani. Renzi sa benissimo che l’unica via di uscita del paese è quella che porta lontano dall’Euro e dai trattati ad esso collegati finalizzati al rigore dei bilanci. Perseguendo la via della sottomissione ai diktat tedeschi dimostra di non lavorare nell’interesse del paese ma solo dei faccendieri della finanza continentale e alla fine chi ci rimetterá?
Il piano programmatico di renzi è stato tratto dal seguente articolo:
http://notizie.tiscali.it/articoli/politica/14/02/25/programma-governo-renzi-123.html
fonte www.andreavallascas.it
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