Erano convinti che il popolo sardo fosse bue: nell’Isola non è più tempo di vicerè o vassalli vassalli
Ha vinto il popolo sovrano: il 72,2% dei sardi ha detto No con una affluenza del 62,45%, a fronte di un dato nazionale 59,11% per il No con un’affluenza del 65,47%, a dimostrare che, nonostante una pressione mediatica priva di precedenti, la congiura delle lobbies finanziarie, e degli organi di stampa loro appendice, e le pressioni europee, il popolo italiano ha deciso in modo consapevole e indipendente di dire No.
Alle èlites politiche e giornalistiche renziane, va rimproverata una cattiva abitudine, considerare il popolo come una moltitudine acritica e malleabile, pronta a essere condotta dal salotto di Barbara D’urso o dalle kermesse del pesce fritto o dalle promesse dei suoi ministri. Soffermandoci alla nostra Isola, tanti e troppi volti ministeriali hanno invaso il suolo sardo con un bagaglio di patti e promesse. La risposta del popolo è stata di rigetto rispetto a questo modo vetero-democristiano di fare politica.
Un giudizio così tranchant non può essere circoscritto al solo quesito referendario. Ma deve essere ricondotto all’intero operato di Pigliaru. Il record sardo dovrebbe spingere il Governatore a prendere atto della palese bocciatura espressa dai sardi a lui e alla sua Giunta. Rea di non avere gestito in modo efficace nemmeno una delle tante emergenze che attanagliano l’Isola.
Qualcuno era convinto che il popolo fosse bue o asinello ubbidiente, pronto a caricare la bisaccia pesante della schiforma costituzionale, perché qualcuno prometteva la carota. Questo risveglio sardo ci racconta che non è più tempo per viceré o vassalli, promesse e illusioni, ma di una nuova classe politica che si faccia portatrice delle vere urgenze della nostra Isola.
Viceré
articolo pubblicato su Cagliaripad, all’interno della rubrica CagliariPed – Parlamento e dintorni, il giorno 05 dicembre 2016
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