Siamo dentro un’economia di guerra, inutile negarlo, senza per questo che al momento il Governo abbia approntato misure straordinarie per contenere il rischio di tracollo di intere filiere produttive. Contando che con esse a essere inghiottiti dalla crisi saranno migliaia di posti di lavoro.
Il rincaro delle materie prime e dei costi energetici è una bomba atomica, pronta a deflagrare su un Paese come il nostro, fragile e dipendente, a cui si unisce l’impatto delle sanzioni. Lo scambio commerciale Italia-Russia, nel 2021, valeva 21,7 miliardi.
L’impatto della guerra – che non è quello dei condizionatori spenti o accesi – colpisce circa un milione di imprese artigiane e circa 5,3 milioni di addetti, per più della metà occupati in micro e piccole imprese.
Non so se sia chiaro per tutti in cosa ciò si traduca: stiamo per recitare il della nostra manifattura!
Nell’ultimo anno, queste imprese hanno sostenuto un maggior costo di 6,2 miliardi di euro per l’energia elettrica, rispetto alla media di nostri concorrenti francesi e tedeschi.
Ogni giorno, i nostri imprenditori si alzano e si chiedono come sosterranno questi costi.
Confesercenti ci dice che i piccoli esercizi rischiano un calo dell’occupazione di circa 270 mila posti di lavoro. L’inflazione, secondo l’ultima rilevazione dell’Istat, è attestata al 6,7 per cento su base annua.
Questa è una scure sui bilanci delle famiglie!
Non si può spacciare, come la soluzione, un accordo per aumentare le forniture di gas dall’Algeria, che si dovrebbe concretizzare solo nel 2023 o addirittura nel 2024!
Questo Paese ha bisogno di risposte immediate e straordinarie
Il rischio è che la combinazione di eventi come inflazione, disoccupazione e crollo dei consumi trascini il Paese in una depressione della nostra economia senza precedenti.
Quindi, a voi il dovere di dare risposte o riconoscere che è meglio andare a casa!
Ogni giorno i nostri imprenditori si alzano e si chiedono come sosterranno questi costi.
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