Cagliari, 2 luglio 2020 - «La rete a banda ultra larga è un’infrastruttura strategica e sensibile che deve restare sotto il controllo dello Stato. Per questo motivo è indispensabile individuare un unico soggetto, a prevalente capitale pubblico, a cui affidare lo sviluppo e la gestione della rete. Una società, come Terna per i sistemi di trasmissione della rete ad altra tensione, in grado di preservare queste infrastrutture dai condizionamenti del mercato, dalla concorrenza aggressiva dei competitor e dalle mutazioni degli assetti societari che potrebbero incrinare la centralità di un controllo nazionale».
È quanto propone il deputato del Movimento 5 stelle, Andrea Vallascas, in un’interpellanza ai ministri dello Sviluppo economico, dell’Economia e delle finanze e di Infrastrutture e trasporti, in merito allo sviluppo della rete a banda ultra larga e sull’operato della società Open Fiber, assegnataria di tre bandi pubblici per portare la rete interamente in fibra ottica (FTTH) in tutte le Regioni italiane.
«La digitalizzazione, le telecomunicazioni e la realizzazione di un’infrastruttura internet innovativa – spiega Vallascas – sono settori strategici e sensibili che rappresentano, oggi, una sfida fondamentale per lo sviluppo di una moderna economia. Si tratta, inoltre, di priorità ribadite nel primo punto del “Piano strategico per rilanciare il Sistema-Paese” dopo l’emergenza COVID-19, illustrato dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte».
«In pratica – prosegue – dobbiamo affrontare un importante processo di modernizzazione che, per le sue dimensioni e per i ritardi accumulati nel settore dal nostro Paese, richiederà ingenti risorse e un forte impegno da parte di tutti i soggetti interessati. Viceversa, questo processo rischia di svolgersi in un contesto nel quale i principali attori, come Open Fiber, oltre ad aver manifestato criticità operative, hanno ruoli, finalità e assetti societari che li pongono in una situazione di vulnerabilità nei confronti dei mercati finanziari e dei competitor».
«Oltre ai ritardi accumulati nella realizzazione della rete – aggiunge Vallascas –, a compromettere il processo di digitalizzazione è l’accesa concorrenza che si registra nel settore: una concorrenza che ha spinto di recente l’Antitrust a comminare una sanzione a Tim (circa 116 milioni di euro) perché avrebbe posto in essere una strategia “anticoncorrenziale preordinata a ostacolare lo sviluppo in senso concorrenziale degli investimenti” per le infrastrutture della rete a banda ultralarga».
«Insomma, una situazione che non lascia ben sperare per il processo di modernizzazione del Paese, aggravata dalle ultime notizie circa l’interessamento manifestato dalla banca d’investimenti australiana Macquarie Group per l’acquisizione della partecipazione di ENEL in Open Fiber S.p.A.».
«Per questi motivi – conclude Vallascas – lo Stato deve mantenere il controllo della rete a banda ultra larga, attraverso la costituzione di un organismo, a prevalente partecipazione pubblica, in grado di gestire le infrastrutture, garantendone sviluppo e manutenzione e preservandole dai rischi che possono provenire dal mercato, dalla concorrenza e dalle mutazioni degli assetti societari che potrebbero incrinare la centralità di un controllo nazionale della rete».
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