Il giorno 12 Settembre, dopo le dichiarazioni del Governo ho depositato presso gli uffici legislativi della Camera la seguente risoluzione:
La V Commissione,
premesso che:
il Ministro dell’economia e delle finanze dal G-20 di Mosca e lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri hanno ufficializzato che il Governo procederà alla messa sul mercato delle residue quote pubbliche delle grandi imprese ENI, ENEL, FINMECCANICA: ma le intenzioni di privatizzazione riguardano anche POSTE, FERROVIE, FINCANTIERI, le reti del gas e della luce di Snam e Terna (la prima già ceduta alla Cassa, la seconda oggi quotata e in parte sul mercato), i binari di Rfi, i fili e i tubi della Telecom;
tale svendita di ciò che resta del patrimonio pubblico italiano serve secondo il Governo ad abbassare radicalmente lo stock del debito, come già fatto a partire dagli anni ’90, ma senza alcun apprezzabile risultato. In realtà si tratta di una regalia ai cosiddetti mercati, affinché si astengano da ulteriori speculazioni;
questo patrimonio sarà acquistato dagli stessi soggetti finanziari e imprenditoriali che controllano il debito pubblico italiano e che su di esso hanno speculato;
tali grandi aziende costituiscono il tessuto connettivo dell’economia del paese e sono tutte strategiche per la loro funzione attuale e per quella che potranno svolgere in futuro nella ristrutturazione ecologica, civile e tecnologica del sistema economico italiano. Esse sono state costruite con il lavoro e le tasse di 4 o 5 generazioni di italiani lungo il corso di oltre un secolo: i proprietari delle quote residue in mano allo Stato sono dunque i cittadini italiani che non possono essere espropriati della possibilità di decidere sul loro assetto attuale e futuro;
società pubbliche predette sono strategicamente rilevanti per il posizionamento dell’industria nazionale, in un quadro di definizione degli equilibri di mercato interno e internazionale;
il bilancio dello Stato è positivamente ristorato dagli tali derivanti dalle profittevoli attività dei gruppi di imprese facenti capo alle succitate attività;
la cessione di tali asset va, senza dubbio alcuno, a detrimento dei rispettivi indotti, i quali vedrebbero sottrarsi il proprio mercato a favore di non meglio precisati equilibri internazionali, con conseguenze drammatiche per i livelli occupativi del paese;
l’autorevolezza e la credibilità nonché la stabilità dell’intero comparto industriale manifatturiero dipende dalla possibilità dello Stato di influire sulle scelte strategiche operate in seno a FINMECCANICA;
il controllo della politica energetica nazionale operato attraverso ENI ed ENEL è assolutamente imprescindibile ai fini della razionalizzazione sia delle politiche di sviluppo industriale che di tutela e uso del territorio,
impegna il Governo:
a non procedere alla messa sul mercato delle residue quote pubbliche delle grandi società partecipate dallo Stato;
ad adottare un piano di ottimizzazione delle società partecipate dello Stato al fine di valorizzarle e renderle competitive nel mercato interno ed internazionale.
(7-00094) «Caso, Vallascas, Castelli, D’Incà, Brugnerotto, Cariello, Currò, Sorial, Crippa, Della Valle, Da Villa, Fantinati, Mucci, Petraroli, Prodani».
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