In considerazione delle specifiche competenze del MiSE, osservo innanzi tuttu che, l’entrata di capitali esteri nelle holding italiane è di per sé un fatto positivo perché dimostra la attrattività del sistema italiano.
Nel caso specifico, la partecipazione, di natura fondamentalmente finanziaria, è relativa a una quota non maggioritaria in Cassa Depositi Reti, che a sua volta detiene quote del capitale di Terna e Snam, e quindi la partecipazione non avrà influenza diretta sulla gestione delle reti energetiche.
La governance riservata al nuovo socio sarà tipica di un investimento di minoranza, in quanto è previsto un impegno reciproco al non trasferimento delle partecipazioni per due anni, con il diritto di prima offerta dell’altro socio alla scadenza, il rispetto di tutte le norme sull’unbundling come previsto dalle norme comunitarie e italiane e, vista la natura pubblica dei soggetti interessati, sono previste specifiche tutele su operazioni future ed espressi obblighi per evitare ricadute negative sulle certificazioni di indipendenza gestionale delle società Terna e Snam, come stabilite dalle norme comunitarie e come certificate dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas e il sistema idrico, con l’obbligo di uscita dell’investitore in caso di mancato rispetto.
L’operazione dovrebbe andare a conclusione entro la fine del 2014.
Infine, con riguardo allo sviluppo e la pianificazione delle reti, si ricorda che le norme europee sulle reti energetiche, pienamente recepite dall’Italia, prevedono modalità di gestione trasparenti, non discriminatorie e tariffe cost reflective, sotto il controllo dell’AEEGSI, che a sua volta certifica il rispetto da parte del TSO della loro applicazione e della sua indipendenza di gestione nei confronti degli operatori di mercato nonché dei suoi azionisti.
Infine si fa presente che sono state emanate anche le recenti disposizioni applicative del D.P.R. 25 marzo 2014, n. 85 c.d. “Golden Power” che costituiscono una ulteriore garanzia attraverso l’attivazione, se necessario, dei poteri speciali da parte della PCDM.
Il Ministero dell’Economia per quanto di sua specifica competenza ha informato che la Cassa Depositi e prestiti (da ora Cdp), con delibera del proprio Consiglio di amministrazione del 12 dicembre 2012, ha dato avvio a un processo di apertura del capitale sociale di CDP RETI e, a tale fine, nel dicembre 2013, ha indetto una procedura competitiva per la cessione di una quota minoritaria del capitale della società a terzi investitori.
All’esito di una articolata procedura competitiva rivolta a circa 70 investitori italiani e internazionali, la Cdp ha ricevuto una sola offerta vincolante da parte di State Grid Development Limited (da ora SGID), società costituita a Hong Kong, appartenente al gruppo facente capo alla società pubblica State Grid Corporation of China (“SGCC”).
Come detto, la partecipazione oggetto di cessione, pari al 35% di CDP RETI, rappresenta una quota di minoranza del capitale sociale. Il restante 65%, infatti, rimarrà in capo a Cdp.
Attualmente è in corso, altresì, un processo di dismissione di un ulteriore 14% di CDP RETI ad altri Investitori Istituzionali italiani, quali ad esempio Fondazioni Bancarie, Fondi Pensione e Casse di Previdenza.
Anche in ipotesi di cessione di un’ulteriore partecipazione della società, Cdp manterrebbe almeno il 51% di CDP RETI e, dunque, il pieno controllo della società.
In relazione all’acquisto della partecipazione del 35%, a SGID, verrebbero infatti riconosciuti unicamente quei diritti di governance necessari al fine di tutelare il proprio investimento di minoranza nella società.
In particolare, SGID potrà nominare due amministratori su cinque del consiglio di amministrazione di CDP RETI e un membro su tre del collegio sindacale della società e godrà di un diritto di veto rispetto all’adozione di alcune limitate delibere. Inoltre SGID avrà diritto a designare un unico amministratore nei consigli di amministrazione di SNAM e Terna.
Il closing dell’operazione è previsto per la fine di novembre.
fonte : www.andreavallascas.it
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